La casa dell'accrocchio Pensieri a manovella

28/11/2007

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Filed under: assurdo,misoginia,pensieri,sproloqui — Oscaruzzo @ 01:01

C’è una questione che non mi riguarda per nulla e probabilmente non mi riguarderà mai (per una serie di motivi che avrete ormai capito benone). Eppure questa faccenda è interessante dal punto di vista socio-antropologico quanto dal punto vista logico-matematico. E la questione è: in che posizione deve essere lasciata la tavoletta del cesso dopo l’uso?

Questa domanda sembra essere al centro di una serie infinita di discussioni e di screzi che coinvolgono praticamente chiunque (maschio) abbia avuto la fortuna o disgrazia di coabitare, anche per un periodo breve, con una donna (perché ci ha passato una notte insieme, perché sono coinquilini, perché si sono sposati, o perché sono colleghi di ufficio o per cento altre ragioni).

Le donne, per la poca esperienza che ho, non considerano la questione come soggetta a discussioni. La posizione giusta della tavoletta è sempre giù. Sempre secondo la mia esperienza, alcune sono sinceramente sconvolte dal solo fatto che qualcuno possa cercare di ragionare sulla faccenda. Ma chi tra i miei lettori è stato variamente bastonato in merito, può ora gioire visto che andrò a dimostrare chiaramente che le immutabili leggi della logica sono dalla parte di noi maschietti.

Prima di iniziare, una sola premessa: se la donna di casa insiste per avere entrambe le tavolette abbassate (e cioè anche il coperchio) per una pura questione estetica, potreste essere in una posizione perdente. Perché non solo un cesso con entrambe le tavolette abbassate richiede lo stesso lavoro da parte di lui e di lei per essere usato, ma si dà anche il caso che avere un coperchio sul cesso possa avere senso, visto che evita certi incidenti col sapone, con la dentiera o con chissà quale altro oggetto preferireste non vedere giacere in fondo alla tazza. E poi, diciamolo, in nessuna rivista di arredamento vedrete mai un cesso col coperchio alzato. E se venisse vostra madre a trovarvi, sono sicuro che lo abbassereste.

Se invece la vostra lei esige solo che la tavoletta sia abbassata (ma lascia alzato il coperchio) allora siete a cavallo.

Onde evitare troppe complicazioni, iniziamo con qualche piccola assunzione. Supponiamo di avere a che fare con un sistema chiuso. In casa ci sono un uomo, una donna e una toilette. Niente bambini. Niente ospiti. Niente cani assetati. Niente mamme in visita. Supponiamo inoltre che l’uomo e la donna usino il bagno lo stesso numero di volte. Supponiamo infine che entrambi facciano più volte pipì che non pupù (e scusate se uso termini tecnici), diciamo con un rapporto giornaliero di quattro a uno.

Assumiamo ancora che sia necessario lo stesso dispendio di energia sia per alzare quanto per abbassare la tavoletta. In effetti probabilmente è più faticoso alzare la tavoletta, visto che bisogna chinarsi (ancora più vero per un uomo, che mediamente è più alto) mentre invece basterebbe ben poco ad una donna per abbassarla, tanto più che lo può fare mentre ci si siede con un unico fluido movimento, ma vogliamo essere tanto magnanimi da non tenere in conto questa differenza. Diciamo dunque che alzare e abbassare la tavoletta richiede un certo sforzo che supponiamo costante e unitario.

Ci interessa inoltre la questione dell’efficienza (e lasciamo stare il fatto che qualcuno sostiene che l’esercizio fisico faccia bene: noi assumiamo invece che lo sforzo in generale sia una seccatura e vogliamo minimizzarlo).

Prendiamo dunque in esame tre diversi sistemi di utilizzo. In un primo scenario, quello che tutte le donne che conosco considerano come un dogma, la tavoletta dovrebbe stare sempre giù. Nel secondo, supporremo che la tavoletta sia sempre su. E nel terzo, supporremo che semplicemente venga lasciata così come è stata usata.

Il primo scenario è chiaramente svantaggioso per l’uomo. Ogni singola minzione (leggasi: pipì) richiede per lui due sforzi. Uno per alzare la tavoletta prima e uno per abbassarla dopo. Per le donne, lo sforzo è nullo. Con quattro pipì e una pupù al giorno a testa, alla fine della giornata l’uomo si sarà sottoposto a uno sforzo otto volte, la donna zero. Ovviamente iniquo.

Nel secondo scenario la tavoletta è sempre su. In questo caso a fine giornata l’uomo avrà compiuto due sforzi, la donna dieci. Di nuovo, un sistema iniquo. E anche inefficiente sul totale. Dodici sforzi invece di otto. Non buono.

Nel terzo scenario, ognuno usa il bagno e lascia la tavoletta così come l’ha usata. In questo caso la quantità di sforzi compiuti dipende dalla sequenza con cui lui e lei vanno in bagno (e da cosa ci fanno). Le permutazioni sono troppe e non ho tutta la voglia che sarebbe necessaria per scrivere un programma che le simuli tutte quante, ma possiamo limitarci semplicemente ad analizzare il caso peggiore: quello in cui l’uomo e la donna vanno in bagno alternandosi. In questo caso l’uomo dovrà alzare la tavoletta quattro volte, e la donna dovrà abbassarla quattro volte. Otto sforzi al giorno. Non solo questo sistema è efficace quanto il primo, ma è anche perfettamente equo. E ricordatevi, sto parlando del caso peggiore. In tutti gli altri casi gli sforzi compiuti da ciascuno saranno comunque meno di quattro.

Si noti incidentalmente, che benché il secondo sistema favorisca l’uomo, potrei scommettere che nessun uomo ha mai pensato di proporlo a una donna. Non perché non osasse, ma perché la verità è che agli uomini non importa molto di dover abbassare la tavoletta quando ci si deve sedere o di alzarla quando necessario. Anche in una casa di soli uomini, non succederà mai che qualcuno lasci la tavoletta su per riguardo verso gli altri (o verso se stessi). La posizione della tavoletta non potrebbe essere più lontana dai pensierei di un uomo. Come è giusto che sia. Tutto ciò che un uomo desidera riguardo la sua tavoletta del cesso è poterla dimenticare esattamente nella posizione in cui l’ha usata.

E vien fuori che non solo è giusto e normale, ma è anche equo ed efficiente. Fine della discussione.

24/11/2007

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Filed under: musica,politica — Oscaruzzo @ 21:28

Windin’ your way down on Baker Street
Light in your head and dead on your feet
Well another crazy day
You’ll drink the night away
And forget about everything
This city desert makes you feel so cold.
It’s got so many people but it’s got no soul
And it’s taking you so long
To find out you were wrong
When you thought it had everything

You used to think that it was so easy
You used to say that it was so easy
But you’re tryin’
You’re tryin’ now
Another year and then you’ll be happy
Just one more year and then you’ll be happy
But you’re cryin’
You’re cryin’ now

Way down the street there’s a lad in his place
He opens the door he’s got that look on his face
And he asks you where you’ve been
You tell him who you’ve seen
And you talk about anything

He’s got this dream about buyin’ some land
He’s gonna give up the booze and the one night stands
And then he’ll settle down there’s a quiet little town
And forget about everything

But you know he’ll always keep movin’
You know he’s never gonna stop movin
Cus he’s rollin’
He’s the rollin’ stone

And when you wake up it’s a new mornin’
The sun is shinin’ it’s a new morning
You’re goin’
You’re goin’ home.

Gerry Rafferty – Baker Street

18/11/2007

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Filed under: assurdo,disappunto — Oscaruzzo @ 19:59

Senza accorgermene ho comprato una confezione di dieci pacchetti di fazzoletti di carta aromatizzati al miele. Per cui, se girando per Torino incrociate qualcuno che si soffia il naso spandendo bestemmie e profumo di miele, quello sono io.

15/11/2007

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Filed under: assurdo,disappunto,incazzature,tecnologia — Oscaruzzo @ 22:49

Mi sto incazzando come un’ape.

Il Sole 24 Ore

La Stampa
Repubblica

14/11/2007

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Filed under: assurdo,disappunto,imparo,incazzature,internet,pensieri,tecnologia — Oscaruzzo @ 22:02

Non capisco. Tutti parlano di ‘sti benedetti social networks come se fossero la seconda invenzione più interessante della storia dell’umanità.

Tutti vanno pazzi per MySpace, al punto che un sacco di star hanno il loro spazio lì sopra. Chi è un po’ più tecnologico considera MySpace una schifezza immonda (oltre al fatto che è infestata di tredicenni pazze con le loro pagine piene di brillantini e quarantatrè tipi di font) e si riversa quindi su FaceBook. Grafica minimale, tutto personalizzabile, tutto molto open, tutto molto espandibile.

Va bene. Allora mi sono fatto un account su FaceBook. Ce l’ho da un paio di settimane.

Non ho ancora capito a che cazzo serva.

08/11/2007

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Filed under: amore,disappunto,libri,pensieri — Oscaruzzo @ 21:35

Volevo scrivere un post furbissimo su “Cronaca di un disamore” di Ivan Crotoneo (di cui anche Fernanda Pivano, che è uno dei miei idoli per aver portato in Italia due o tre intere correnti letterarie, dice grandi cose), ma non sono capace. È troppo complicato.

Cioè il libro è semplice: parla di uno che viene mollato e ci rimane parecchio male, perché molto innamorato. Poi passa il tempo, lui si riprende, si mette con un’altra persona ed è di nuovo molto innamorato, ma la tradisce di continuo, come se (cito) «il suo corpo dimenticasse troppo semplicemente, e non sentisse più cosa voglia dire per sempre». Fine.

La “complicazione” nasce dal fatto che all’inizio della lettura mi sono subito identificato con Luca (quello che viene lasciato), poi man mano ho capito che non solo mi potevo identificare in tutti i personaggi, ma potevo anche mettere più o meno tutti quelli che conosco in ogni “casella” a mio piacimento. Per cui insomma, io mi aspettavo quasi di dirmi, leggendolo, «ecco, sì, è proprio così, questo libro parla di me e di come mi sento» e invece no e insomma, alla fin fine non c’ho capito una mazza e l’unica cosa di cui sono sicuro è di non essere in grado di esprimere quello che volevo dire con questo post, ma va bene lo stesso, è un romanzo forse un po’ troppo melodrammatico, ma tutto sommato ben costruito, anche abbastanza corto (e questo non guasta mai) e chi c’ha voglia se lo legga, e bon.

06/11/2007

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Filed under: assurdo,cucina,pensieri — Oscaruzzo @ 23:18

Se prendi tre uova con una mano, sei un imprudente.

Se una ti cade, sei un imbecille.

Se la recuperi al volo senza romperla, sei Budda.

04/11/2007

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Filed under: fai da te,giocattoli,hobby,imparo — Oscaruzzo @ 23:15

Dite “ciao” al mio nuovo giocattolo…

dremel

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