La casa dell'accrocchio Pensieri a manovella

06/12/2011

Come le acciughe?

Filed under: cucina,disappunto,filosofia,fregature,gnente,imparo,pensieri,sproloqui — Oscaruzzo @ 20:09

C’è un modo di dire, “stretti come acciughe” che vuol dire “stare molto stretti”, ed ha perfino un equivalente in inglese.

Epperò, se aprite un barattolo di acciughe, la verità che scoprirete è che ci stanno molto larghe. In effetti sono tutte attaccate al vetro, ma al centro del barattolo c’è solo olio.

È deludente. E sono sicuro che questo è una metafora di qualcosa, devo inquadrare esattamente cosa.

20/09/2011

Regole

Filed under: disappunto,pensieri — Oscaruzzo @ 20:01

Ieri sera dopo anni di “astensione” mi sono trovato davanti ad un televisore acceso, e ho avuto il piacere di sciropparmi un “blocco” pubblicitario di dieci minuti. All’interno del blocco, almeno tre spot di auto (una era un SUV) basavano il loro “messaggio” su una sola idea che si può riassumere con: se sei “un figo” NON RISPETTI LE REGOLE. Si andava da messaggi come “non rispettare le regole, dettale” a “per chi non rispetta le regole” e così via. Ma che razza di messaggio è? Perché non viviamo in una civiltà in cui “rispettare le regole” sia un VALORE e non una cosa fessi?

31/05/2011

Non abbiate paura

Filed under: gioia insensata,imparo,pensieri,politica,speranze — Oscaruzzo @ 10:58

Non avrei mai pensato di intitolare un post con una frase di un papa, eppure è la più adatta che mi viene in mente. Perché penso che il risultato delle amministrative sia soprattutto espressione di un fatto: che la gente si è stancata degli spauracchi.

La campagna elettorale della destra è stata tremenda. Tutta giocata sulle paure più becere. La paura degli stranieri, degli zingari, dei gay, delle moschee, dei comunisti (ancora!?).

Penso che questi sentimenti siano cavalcabili solo finché sono relativamente nuovi. Non dico ovviamente che non ci siano problemi, ma col tempo si imparano tante cose, e i problemi si risolvono senza paura.

Sono stato in un locale meraviglioso, si chiama Bagni Municipali (nome invitante, eh), situato in un edificio che era, appunto, usato come bagni pubblici. L’occasione che mi ci ha portato era un aperitivo di finanziamento/promozione del prossimo Bike Pride, ma nello stesso momento si svolgevano nel locale una prima comunione di una bambina africana con annessa comuinità, un saggio di capoeira di giovani e giovanissimi allievi di un gruppo di ragazzi brasiliani, una merenda organizzata da alcune famiglie arabe con tanto di dolcetti con miele eccetera. Il tutto condito da una quantità di bambini e ragazzi di ogni etnia e religione che correvano da tutte le parti, mentre i loro genitori chiacchieravano tra loro lì intorno.

Questi sono i posti che i leghisti probabilmente vorrebbero vedere rasi al suolo per primi, ancora prima delle moschee. Perché posti così mostrano che loro hanno torto. Mostrano che, anche se i problemi esistono, e nessuno dovrebbe essere tanto stupido da ignorarli, esistono anche le soluzioni. Mostrano che è possibile una integrazione ed è possibile un futuro. E mostrano che non è proprio il caso di avere paura.

09/11/2010

God Ga

Filed under: assurdo,musica,pensieri,ricordi,spettacolo,sproloqui — Oscaruzzo @ 23:24


È da un po’ di tempo che – ahimé – mi sono reso conto che Lady Gaga non è assolutamente l’ennesima starlette tutta tette e video pieni di sculettamenti. È decisamente un’altra cosa. Il problema è che non riesco a spiegare esattamente cosa sia, se non dicendo che è assolutamente favolosa.

Negli anni ’80 mi dicevano di ascoltare Madonna, perché era eccezionale. Io ascoltavo Like a Virgin e True Blue (gli album) e mi chiedevo che ci fosse di interessante.

Mi dicevano di guardare i suoi concerti, e io la vedevo ansimante e stonata sul palco, e mi chiedevo che ci stesse a fare.

Mi dicevano che era un personaggio “pop” e che ogni cosa che faceva o diceva era performance, e a me non comunicava proprio niente.

Mi dicevano perfino che era una “icona gay” col suo essere favolosa, ma a me è sempre parsa solo vagamente una baraccona.

Oggi sono andato a vedere il concerto di Lady Gaga. E per quanto penso di poter dire che il genere di musica che fa non mi piace particolarmente, è chiaro che la stavo aspettando dagli anni ’80.

26/10/2010

Strani amori

Ho degli hobby strani. Lo so. Alcuni dicono che questo faccia di me una persona strana. Altri dicono che il fatto che sia una persona strana va moooolto al di là dei miei hobby. Tant’è.

In ogni caso, sarà che ultimamente sto troppo bene per preoccuparmi di cose più serie, ho iniziato a ripescare i miei vecchi passatempi. E non solo, ne ho pure aggiunti di nuovi.

Succede quindi che mi stia documentando su OpenCL, in parte con l’idea di utilizzare questa nuova conoscenza in ambito lavorativo, in parte per puro svago. Perché programmare per lavoro è noioso, ma farlo per hobby può essere una goduria unica.

Mi sono iscritto in palestra, anche se questo non è mai stata una mia passione. Mi dicono che ho un po’ di maniglie in più dello stretto indispensabile. Vedremo quanto servirà.

Ho seguito un corso di meccanica della bicicletta (perché non si sa mai) e come conseguenza di ciò mi sono impelagato nel restauro di un vecchio scassone (lo chiamo così ma secondo me ha grandi potenzialità). Non ho ancora capito bene come andrà a finire questa cosa, ma sicuramente è bellissimo vedere un pezzo di acciaio arrugginito trasformarsi sotto le tue mani in una cosa lucida e scintillante.

Ho in programma di fare qualche accrocchio con una scheda Arduino. Di questo non posso dire molto, anche questa forse diventerà una cosa lavorativa, per adesso sono ancora troppe le cose che devo decidere.

E nel frattempo, magari, se mi viene voglia, ogni tanto scrivo qualcosa qui. Colpa dei feed, comunque, ormai non giro più per blog come una volta, non lascio commenti: lurko, come si dice in (orribile) gergo, e trovo già scritto da altri tutto quello che vorrei dire. Mi basta premere un bottone “like” o “share” per sentirmi soddisfatto, ma in effetti non è proprio la stessa cosa. Anche su quello, vedrem.

11/05/2010

Andata e ritorno

Filed under: pensieri — Oscaruzzo @ 23:23

Devo dire che negli ultimi mesi (parecchi) mi sono fatto un po’ distrarre da quelle mi sembravano essere la naturale evoluzione dell’uso che facevo del blog: comunicare un’idea, un’opinione, o anche banalmente un link interessante, per poi eventualmente discuterlo con qualcuno.

Così ho provato ad buttarmi su Facebook, ma sono stato deluso dalla eccessiva volatilità dei contenuti: in capo a un giorno diventa quasi impossibile trovare i post vecchi, e di avere un archivio di quello che hai scritto non se ne parla nemmeno.

Mi sono creato un Tumblr, ma è troppo unidirezionale: non si possono commentare i post, se non con molti accrocchi, e poi è veramente troppo telegrafico.

Poi è arrivato Google Buzz, che funziona anche molto bene per condividere un post dai propri feed, vista l’integrazione con Google Reader, ma insomma, a quel punto si accetta veramente di avere solo un ruolo di “passacarte”.

Allora torno al blog: perché a me tutto sommato non dispiace scribacchiare ogni tanto qualche scemenza, anche se non la leggono in tanti; mi piace lagnarmi di quello che non mi va (e anzi anticipo già che il prossimo posto sarà di questo genere); mi piace raccontare i miei pensieri (quando ho tempo per averne); mi piace avere un posto da usare anche come discarica per tutta la rumenta che mi rimbalza a volte nella testa.

E quindi, si riparte (almeno fino a prossima pausa…)

30/04/2010

Carnevalate

Filed under: assurdo,disappunto,mondo di merda,pensieri,sproloqui,torino — Oscaruzzo @ 10:16

Ogni tanto leggo da frange più o meno cattoliche conservatrici opinioni sui Gay Pride che grossomodo si possono riassumere con “è una carnevalata”.

Vogliamo allora parlare di questo?

Non si tratta di una rievocazione medioevale, eh. Questa è gente che va in giro con un saio, un mantello, dei sandali, tre o quattro amuleti appesi al mantello e alla cintura, e magari un cilicio sotto la gonna. Secondo me i “disturbati” sono loro, altro che i gay 😐

19/01/2010

Strani vizi

Filed under: assurdo,gente,pensieri,torino — Oscaruzzo @ 23:39

I torinesi sono abituati male: sanno che quando devono salire su un mezzo pubblico, se per caso lo vedono arrivare alla fermata, allora è meglio che si mettano a correre, perché prima che ne passi un altro può trascorrere mezz’ora.

Di conseguenza, anche se la metropolitana funziona diversamente (in certi orari ne passa una ogni tre-quattro minuti) la gente entra nelle stazioni scapicollandosi di corsa giù dalle scale (perché in ogni istante è probabile che ce ne sia una che parte), invece che prendersela comoda (visto che in ogni istante è probabile che ce ne sia una che arriva).

17/12/2009

Conferme

Magari è la vecchiaia che avanza, e con lei la consapevolezza di non essere brillante come quando avevo vent’anni. O magari al contrario, è l’infanzia che non è mai finita, e la maturità che arrivando non si è mai portata via quello stupido bisogno di conferme e di apprezzamenti che ho sempre avuto.

Qualunque cosa sia, è bello sentirsi dire “sei molto bravo” da qualcuno che a tua volta stimi.

Così.

02/12/2009

Pirati!

Ho trovato questo video su youtube, e mi ha fatto tornare ai tempi intorno al 1990, quando non c’era Internet e i floppy da 3 pollici e mezzo erano il meglio che ci fosse.

Allora come oggi la pirateria informatica era il modo con cui i disgraziati poveracci ragazzotti adolescenti senza introiti riuscivano ogni tanto a giocare a qualcosa su macchine che oggi non useremmo nemmeno come calcolatrici. Ora, io so benissimo che molta gente non ha mai vissuto in un mondo senza Internet, senza peer to peer, senza torrent, senza DVD, senza chiavette da svariati giga. E allora, a beneficio di costoro, come funzionava all’epoca la pirateria?

Beh, era un casino, ma c’erano diversi canali. C’era il negozio “di fiducia” che tirava fuori da sotto il bancone un porta-floppy, e per sole cinquemila lire a floppy ti faceva sul momento una copia dei giochi che volevi. Negozi che tipicamente vendevano tutt’altro che videogiochi (anche perche` praticamente non esisteva un vero mercato dei videogiochi), e che di ogni gioco che usciva ordinavano ai distributori esattamente una copia (e chissà come mai).

E poi c’erano gli spacciatori semi professionisti. Quelli che per cinquantamila lire al mese ti facevano un “abbonamento”. Ce n’era uno nella scuola in cui mi sono diplomato. Ogni mese arrivava con una scatola di cartone contenente 50 floppy, con etichette scritte e riscritte e cancellate e riscritte. Io avevo fatto “l’abbonamento” con altri due compagni di classe, altrimenti sarebbe stato troppo costoso. Mi portavo a casa la scatola e in un pomeriggio provavo tutti i floppy: tipicamente su cinquanta floppy ci stavano circa una trentina di giochi, i più dei quali assolutamente sconosciuti ed orrendi. Effettuavo una rapida selezione, aiutato da fide riviste infarcite di recensioni e opinioni, e partivo a copiare floppy in triplice copia. Tutto questo andava ovviamente bene quando i floppy funzionavano. Ma i floppy sono un ricordo sufficientemente recente e penso che tutti sappiate che i floppy spesso non funzionavano affatto (a tradimento, di solito: specialmente quando erano pieni di roba importante).

E infine c’erano i pirati professionisti, quelli che miracolosamente procuravano giochi ancora non pubblicati, che ottenevi scrivendo (come nel video) al fermo posta bla bla bla, che costavano un occhio della testa, ma che potevano servire a mettere su un piccolo giro di spaccio, come presumo facesse il nostro fornitore di fiducia.

Altri tempi. Devo che non mi mancano i floppy inaffidabili e lenti. Non mi manca non avere i soldi per comprarmi nemmeno un videogioco ogni tanto. Non mi manca nemmeno il pirata/spacciatore odioso e presuntuoso che sapeva di tenerci in pugno quasi come dei mezzi drogati. Né mi manca la sensazione di fare qualcosa di illegale, che francamente non mi è mai piaciuta.

Mi manca invece tutto sommato la sensazione di essere un pioniere. Mi manca il senso di meraviglia nello scoprire in tutta quella fogna ogni tanto autentiche perle. E mi manca il fatto di sapere che quel che stavo giocando stava influenzando in modo significativo il mio gusto, il mio modo di ragionare, il mio carattere, e che anche dopo quindici o venti anni ci avrei ripensato con affetto.

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