La casa dell'accrocchio Pensieri a manovella

05/08/2008

Pugno!

Filed under: gnente,ricordi — Oscaruzzo @ 19:11

Questo caldo surreale e bagnato mi rimanda a certi lunghissimi e torridi pomeriggi di quando ero bambino. Pomeriggi passati nello spazio recintato e comune tra i tre condomini che costituivano il complesso “Sabina”. Cortili, rampe di discesa verso i garage, aiuole, un dedalo di cantine comunicanti tra loro e porticati di cemento. Un ambiente in cui ogni elemento architettonico diventava parte integrante di uno dei mille giochi, ciascuno con le sue intricatissime regole.

Ricordo soprattutto il sistema di frasi, di gesti e di parole che faceva da contorno al tutto.

Chi era di turno a nascondino contava fino a cento e poi urlava “a jé”, che in piemontese vuol dire grossomodo “ci siamo”.

Quando qualcuno aveva necessità di interrompere il gioco, alzava una mano e annunciava “pugno”. E non ho mai capito perché.

Quando si stimava che il regolamento fosse stato violato (e succedeva continuamente), si diceva, solitamente in tono incazzoso, “gioco fallo” (e partiva una discussione interminabile, basata sui precedenti, su mio cugino, sul fantomatico regolamento e su chi fosse più grosso).

Nei giochi di squadra ci si divideva “facendo a mamasciola”. Quando si doveva sorteggiare una persona, si faceva una conta che poteva essere anche una roba corta e incomprensibile tipo “ala mala purtigala cirilin put fora” che, per quanto ne so tutt’ora, non significa assolutamente nulla.

E i giochi erano infiniti. E complicatissimi. Se dovessi scrivere tutte le regole che osservavamo giocando a “guardie e ladri” non mi basterebbero venti pagine. Roba che andava da “è vietato usare gli ascensori” a “quando solo un ladro rimane libero acquista il potere di liberare tutti gli altri ladri se riesce a fare due volte il giro della prigione senza farsi toccare da nessuna guardia, ma solo se non è mai stato preso e poi liberato. Altrimenti no”.

Altri erano semplicemente varianti assurde di altri giochi noti. Spesso giocavamo a calcio sulla rampa dei garage (e quindi in salita). Ma (ovviamente) con cento regole aggiuntive. A ogni goal le due squadre si scambiavano di campo. La palla poteva rimbalzare contro i muri. Eccetera.

Ma soprattutto il caldo. Me lo ricordo. Lo rivedo. Ma non si sentiva. Mai.

2 Comments »

  1. Hehhehe, nel mio nuovo romanzo parlo anche di questo…

    Comment by AnelliDiFumo — 09/08/2008 @ 03:53

  2. il caldo non si sentiva mai nemmeno in bicicletta, in due, per la pedonale, coi vecchietti che brontolavano..

    o esplorando mondi che erano sempre un passo più avanti rispetto a dove eri stato ieri, ma pur sempre dietro casa..

    o pescando in laghetti minuscoli, pesci altrettanto minuscoli..

    bei tempi, cavoli.. ;P

    Comment by dresdenbell — 09/08/2008 @ 15:22

RSS feed for comments on this post. TrackBack URL

Leave a comment

Powered by WordPress