Torino, murazzi del Po.
29/05/2008
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Varie cose, solo debolmente legate.
Da un po’ di anni in qua l’inverno non mi riserva grandi gioie. Questo è stato uno dei peggiori della mia vita, battuto solo da quello del 2006, seppure per ragioni diverse (e meno male). Eppure è finito. Sono ancora vivo e ho ancora voglia di esserlo.
Ho avuto qualche sprazzo di felicità e ho intenzione di averne prossimamente altri.
“Chiodo scaccia chiodo” è un detto stupido. Non si dimentica nulla. Ogni ferita è una cicatrice che non sparirà. Ogni momento bello è una ricchezza per sempre.
A volte non è necessario capire alcunché. Facciamo ἐποχή, mi disse una persona a cui devo molto, ed era un buon consiglio.
Il Bolero di Ravel è un accompagnamento meraviglioso, peccato che duri solo un quarto d’ora (nel video, una versione ridotta a circa otto minuti per via delle regole idiote di YouTube, ballata da un Jorge Donn in gran forma ma con troppa cipria, su coreografia – stra-famosa – di Maurice Bejart).
Più altre varie ed eventuali.
26/05/2008
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Basta! Basta! Basta, vi prego, basta!
19/05/2008
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Quando ero un giovine sfiduciato dalla vita, armato unicamente delle mie poche parole, dicevo spesso «ridi, ché la vita ti deride».
Poi sono passati gli anni, e anche se solo in misura minore, ho iniziato a pensare che forse, a volte, poteva anche succede che la vita sorridesse.
Invece no, cioé anche mentre sorride, ti prende sempre per il culo e riesce a farti incazzare, o almeno rosicare, in modi nuovi e inaspettati. Che nervi.
17/05/2008
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Io ho un sogno
un grande sogno
piccolo
ce l’hanno tutti
anche quelli che
“no complicazioni”
anche i finti duri
una cosa semplice
in un momento che non ti aspetti
magari mentre lavi i piatti
a sorpresa
sentire alle tue spalle
la persona che ti ama
e che ami
che ti circonda con le braccia
e ti stringe
forte
fortissimo
e non dice niente
e non fa niente
tranne
dare un senso alla tua vita.
15/05/2008
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Tra quelli che conosco meglio ce n’è un altro che a volte è un po’ inquietante, magari uno psichiatra lo catalogherebbe come maniaco ossessivo, ma altre volte mi torna parecchio utile, specialmente sul lavoro.
Lui passa tutto il suo tempo a pensare, ad analizzare, a pianificare. A mitonare, come avrebbe detto mia nonna con uno dei sui fantastici connubi tra piemontese e italiano. Quando deve risolvere un problema, lo esamina a fondo, decide come suddividerlo in una serie di passi semplici, da affrontare in sequenza. Se qualcuno di questi passi è troppo complesso, o presenta problemi, lo scompone a sua volta in passi più elementari e così via. Riesce a prevedere ogni sorta di intoppo che si possa presentare durante l’esecuzione dei singoli passi, e predispone tutte le contromisure necessarie per evitarli. Impiega in queste attività di analisi e pianificazione gran parte del suo tempo. Solo quando è soddisfatto dei suoi ragionamenti parte l’azione. E (se il problema era effettivamente nel suo campo di competenza) difficilmente si trova a dover effettuare aggiustamenti “in corsa”.
Il problema è che lui affronterebbe così ogni situazione, dalle più banali faccende casalinghe alle questioni economiche, dalla pianificazione di una vacanza di due giorni fino alla gestione delle relazioni interpersonali.
Alcuni di quelli che ci hanno avuto a che fare sostengono che sia un po’ disumano, che tenda a considerare ogni cosa come un computer su cui eseguire un qualche programma.
Fortuna che spesso viene tenuto a bada dagli altri
11/05/2008
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Ce n’è uno che proprio non lo sopporto. Mi fa saltare i nervi.
Lui lo sa, quel che vuole. Ma dice sempre “no, grazie”. Lo dice sorridendo, con cortesia. Fa solo danno, a se stesso e agli altri.
Anni fa si era preso una cotta per una ragazza. Una cotta micidiale. Lei ricambiava. Un giorno lei prende una fragola, una bella fragolona, tutta rossa, succosa, una fragola da manuale. Prende questa fragola e la morde a metà, in modo sensualissimo, quasi la bacia, quella fragola. La metà che rimane, la gira verso di lui, gliela mette praticamente davanti alla bocca e gli dice, trabordante di ormoni e di voglia di scopare, una sola parola. “Vuoi?”
Lui certo, è sconvolto, ma capisce che lei non parla di frutta. Capisce l’importanza del momento. Capisce tutto. Le sorride meglio che può e risponde ”no, grazie”. Appena lo fa vorrebbe urlare che non è vero, che non voleva dire quello, che c’è stato un errore, ma non lo fa.
Ogni tanto gli capita che la vita gli faccia passare davanti qualcuno che gli offre di nuovo quella mezza fragola. E a volte lui ancora risponde (sorridendo cortesemente) ”no, grazie”. Lo odio.