La casa dell'accrocchio Pensieri a manovella

28/10/2007

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Filed under: imparo,pensieri — Oscaruzzo @ 19:59

La vita è fatta di «anche».

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Filed under: musica,pensieri,poesia — Oscaruzzo @ 18:01

Parlami dell’universo
di un codice stellare che morire non può
di anime in continuo mutamento
e abbracci nucleari estesi nell’immensità
dove tu mi stai aspettando adesso
dentro una vertigine che danza
e ci porta al di là del tempo
sino a ritornare sulle labbra
l’incanto è lo stesso
perchè niente è cambiato
anche se tutto è diverso.

Cantami dell’universo
di un codice stellare che mentire non può
cadono nel vuoto in un momento
miliardi di segnali
che accendono l’immensità
dove tu lo sai che poi mi perdo
dentro a una vertigine che danza
e ci porta al di là del tempo
sino a ritornare sulle labbra
l’incanto è lo stesso
perchè niente è cambiato
anche se tutto è diverso,
perchè niente è cambiato
anche se tutto sembra diverso.

Miliardi di segnali che accendono l’immensità
dentro a una vertigine che danza
e ci porta al di là del tempo
sino a ritornare sulle labbra
l’incanto è lo stesso
e tu sei dentro a una vertigine che danza
e ci porta al di là del tempo
dentro a una vertigine che danza
e ci porta al di là del tempo.

Cristina Donà – Universo

25/10/2007

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Filed under: musica — Oscaruzzo @ 23:16

Mi si invita a parlare di radio; e chi sono io per dire di no? Anche perché con la radio ho un rapporto di amore/odio. Chi ha viaggiato in macchina con me sa perfettamente che non riesco a spegnerla nemmeno per un minuto. Eppure non riesco ad ascoltarla nemmeno per trenta secondi senza cambiare canale. Almeno fino al raro momento in cui mi stabilizzo su qualcosa di interessante. E interessante per me vuol dire:

• Alcune robe stranissime di notte su Radio Montecarlo.
• Mary Cacciola che dice "amici!" su Radio Capital (una delle poche speaker che non mi faccia cambiare canale al volo…). Devo dire che mi piace parecchio anche il tipo di musica che mettono… Ma insomma, Radio Capital da sola si acchiappa l’ottanta per cento del tempo che passo ascoltando la radio. Tra Zucconi (l’uomo di buon senso), la Eleodori, Bellotto e la Senatori, la succitata Cacciola e Lucatello, eccetera, credo che sia l’unica radio a non essere noiosa anche quando parlano.
• Le cosucce vecchie vecchie di Radio Nostalgia (non per niente che si chiama così) che tra l’altro è una radio furbissima, sul display dell’autoradio invece che "radio nostalgia" ci scrivono titolo e interpete di quello che stanno trasmettendo!

Per il resto basta, mi pare di capire che avrei dovute dirne dieci, ma insomma accontentatevi.

Uh e poi c’è anche Radio Evangelo, voi non potete capire, mi faccio delle grasse risate a sentire queste canzoncine tutte ye-ye che dicono robe tipo "gioisco tanto sarò santo e intanto canto" (no, beh, me la sono inventata, ma rende l’idea). Però non più di cinque minuti, eh, che poi fa male.

Uh, inoltre mi si dice che questa cosa è in realtà una catenadisantantonio, per cui ho il piacere di appiopparla a qualcuno (voi sapete quanto io ami le catenedisantantonio, ogni tanto ne partorisco cinque o sei in un pomeriggio). Vabè, non so a chi rifilare il fardello, IEEE, pensaci tu!

24/10/2007

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Filed under: assurdo,poesia — Oscaruzzo @ 00:39

Oddio, era da un po’ che non mi capitava di ridere fino ad avere il mal di pancia…

Fresca, è la sera! 😀

23/10/2007

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Filed under: pensieri,poesia — Oscaruzzo @ 01:28

It’s a dark road
And a dark way that leads to my house
And the word says
You’re never gonna find me there oh no
I’ve got an open door
It didn’t get there by itself
It didn’t get there by itself

There’s a feelin
But you’re not feelin’ it at all
There’s a meaning
But you’re not listening any more
I look at that open road
I’m gonna walk there by myself

And if you catch me
I might try to run away
You know I can’t be here too long
And if you let me
I might try to make you stay
Seems you never realise a good thing
Till it’s gone…

Maybe I’m still searchin
But I dont know what it means
All the fires of destruction are still
Burnin’ in my dreams
There’s no water that can wash away
This longin’ to come clean

I cant find the joy within my soul
It’s just sadness takin hold
I wanna come in from the cold
And make myself renewed again
It takes strength to live this way
The same old madness every day
I wanna kick these blues away
I wanna learn to live again…

It’s a dark road
And a dark way that leads to my house
And the word says
You’re never gonna find me there oh no
I’ve got an open door
It didn’t get there by itself
It didn’t get there by itself

Annie Lennox – Dark Road

22/10/2007

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Filed under: economia,incazzature,pensieri,tecnologia — Oscaruzzo @ 21:40

Io avrei un’idea di business, però non c’ho voglia di realizzarla, perchè sono scazzato, e inoltre richiederebbe troppi investimenti, troppi contatti, e in definitiva troppa fatica.

Allo stesso tempo mi pare un’idea così buona che prima o poi qualcuno ci penserà (o ci hanno già pensato). Anzi, secondo me questa è una cosa che dovrebbe fare lo Stato. Allora la metto qui, così tanto per rompere le palle a chi in futuro dovesse pensarla e brevettarla (visto che sono contrario a tutti i tipi di brevetto) e se qualcuno volesse implementarla, tanto meglio per tutti.

L’idea è quella di avere una smart-card con (almeno) almeno un paio di megabyte di memoria. Questo spazio dovrebbe essere diviso in porzioni (piccole, diciamo 512 byte) da dare in concessione a vari enti (in maniera analoga a come le frequenze della banda televisiva vengono date in concessione alle emittenti).

L’ente che emette la carta dovrebbe fornire tanto ai titolari delle carte quanto agli enti utilizzatori una chiave pubblica e una privata, da utilizzare secondo algoritmi standard per firmare (ed eventualmente cifrare) i dati sulla carta. Anzi, dovrebbe fornire ai titolari la possibilità di generare una coppia di chiavi e immagazzinare quella pubblica sulla carta. In questo modo solo il titolare della carta sarebbe in possesso della sua chiave privata.

La carta dovrebbe essere scritta solo quando il titolare decide di attivare un servizio presso un ente (ad esempio: aprire un conto in banca). L’ente cifra e firma con la sua chiave un qualche tipo di identificativo dell’utente (utilizzando la propria chiave privata e la chiave pubblica del titolare) e lo scrive sulla carta nella zona che gli è stata concessa. I dati veri e propri, come già succede ora coi bancomat, non sono memorizzati sulla carta, che serve invece solo a identificare l’utente e poco altro. Di un tale dato si può garantire che sia stato scritto da un ente ben preciso e che possa essere letto solo usando la chiave privata del titolare (il che renderebbe inutile la clonazione della carta).

Gli aspetti tecnici della gestione dei dati cifrati e/o firmati e di come/dove conservare le chiavi private sono un po’ complicati, ma c’è un’ampia letteratura in proposito.

Questo oggettino, opportunamente standardizzato, permetterebbe di buttare nel cesso patente, carta di identità, bancomat, carte di credito, tessere del supermercato, tessere millemiglia, tessere del cinema, eccetera. Più vari altri usi interessanti. Che ne so. La porta di casa. Boh.

Se l’ente che emette e controlla la gestione delle chiavi e delle concessioni fosse lo Stato, si avrebbe un parco-utenti enorme con una spesa ampiamente rimborsabile dalla vendita delle concessioni. Gli enti che dovessero utilizzarla avrebbero il vantaggio di non dover essi stessi emettere e produrre tessere, oltre al fatto di aderire a meccanismi standard e garantiti. Per gli utenti, tasche meno piene, maggiore sicurezza, una sola password da ricordare.

Insomma, per piacere, qualcuno faccia ‘sta cosa!

17/10/2007

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Filed under: amore,gente,imparo — Oscaruzzo @ 20:07

«È giusto, ora non sono più un suo problema». Questo pensò in macchina, tornando a casa. «Un suo problema… un suo problema… un suo problema!»

Questo era stato. Un problema. Una parola forte, una parola crudele – una buona definizione. Forse non era stato sempre così. Forse era stato anche un’opportunità, in qualche momento, ma ora che il rapporto tra X. e il suo legittimo compagno andava meglio, O. era davvero tornato di colpo al suo ruolo di problema, e con lui il suo amore per X., e l’amore di X. per lui.

Doveva essere così. Per forza. Doveva essere stato, più di ogni altra cosa, un problema. È così che si prendono le decisioni. Si fa una lista di pro e di contro. Li si pesa secondo le proprie priorità. Se sono di più i pro, bene. Altrimenti è un problema. Ed un problema è una cosa che va risolta.

Così, con questi pensieri, né onesti né nobili, O. iniziò di nuovo un processo che l’avrebbe portato a salvare solo i ricordi spiacevoli e a trasformare un amore in un danno. Avrebbe trasformato una persona che amava in qualcuno di cui parlare male. Gli era già successo. L’aveva già fatto. Di lì a poco sarebbe stato pienamente cosciente di essere stato sfruttato, ingannato, tradito, abbandonato e dimenticato. Avrebbe trovato la certezza di avere agito sempre al meglio, di aver dato tutto, di aver fatto tutto. Non era colpa sua. Non era colpa sua. Non era colpa sua.

O forse no. Forse era cambiato qualcosa in quei mesi. Forse aveva trovato comunque un po’ di serenità e di forza per poter ammettere che, in fondo, non era colpa di nessuno.

16/10/2007

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Filed under: pensieri,poesia — Oscaruzzo @ 22:58

Negli occhi guardo poco
solo per sentimento
perché lo sguardo
è bello usarlo contento

Nemmeno per errore
o per essere fiero
potrei guardare il mondo
privo dei desideri,
privo di desiderio

Mi lascio cullare
da questi pensieri
mentre improvviso un fuoco
con le foto di ieri

E aspetto mattina
ho molta nostalgia
del colore delle chiavi
di casa mia
sono fuori casa

Bandabardò – Negli occhi guardo poco

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Filed under: gente — Oscaruzzo @ 21:36

Accadeva a volte – assai di rado, per dire il vero – che il pensiero arrivasse solo dopo l’azione. Quando sentì il grido di aiuto, pur con le mani impegnate da un grosso pacco e un paio di borse, non potè fare altro che buttare di nuovo tutto quanto in macchina e correre a vedere cosa stesse accadendo.

Il fatto che comunque il suo intervento non solo avrebbe potuto peggiorare la situazione, ma anche metterlo in una situazione di pericolo che non avrebbe comunque saputo affrontare in nessun modo, non aveva in quel momento alcuna rilevanza, per la semplice ragione che nemmeno lontanamente una tale idea aveva sfiorato i suoi pensieri. Qualcuno aveva urlato “aiuto!” e quella parola aveva scavalcato in un istante ogni priorità o prudenza.

Fu così, incoscientemente, che si mise a correre a destra e a sinistra fra le viuzze, allungando il collo nei portoni, guardando dietro ai bidoni, dietro alle macchine, tendendo l’orecchio a ogni voce. E solo dopo un po’, non trovando niente e nessuno, con quella mezza risata idiota che sempre arrivava nei momenti meno opportuni, si disse “che culo”… Ma il dubbio gli tenne compagnia per tutta la sera.

12/10/2007

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Filed under: assurdo,tecnologia,videogiochi — Oscaruzzo @ 23:07

OK, in questi giorni, tra incazzature politiche e tristezze sentimentali, si poteva fare di meglio. Ma siccome io voglio bene ai miei quattro lettori e sono contento se so che si divertono, butto qua un paio di link a due giochini che saranno anche idioti, ma sono comunque in grado di strappare grasse risate, specialmente se riuscite ad organizzare una bella sfida tra amici. Cliccate sulle immagini per andare alle rispettive pagine…

   

Stupendi. Davvero. Provateli. Aggratis. E comunque sul sito ce n’è un sacco di interessanti… (ovviamente dovete avere un PC con Windows (e me ne addoloro); chi ha un Mac o ha Linux, ciccia).  

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