Riguardo all’opinione pubblica sull’omosessualità, penso sempre di piu` che avesse ragione Forster nella prefazione di “Maurice” (come ho già detto). Ormai “si e` verificato [..] il trapasso dall’ignoranza e dal terrore alla familiarità ed al disprezzo” e si e` capito “che quanto l’uomo della strada aborrisce effettivamente non è la cosa di per sé, bensì la necessità di pensarvi” e di parlarne.
Tralasciamo il caso dello stewart morto nell’incidente aereo in Spagna insieme col compagno e il figlio (una famiglia, ma i giornali hanno parlato di “amico carissimo” e simili pruriginosi giri di parole). Mi viene in mente invece una situazione in cui mi sono imbattuto in questi giorni.
In un piccolo paese in montagna, dove i miei hanno una casetta, due signore ormai ultracinquantenni hanno comprato una catapecchia, l’hanno ristrutturata meravigliosamente e vi si sono trasferite. Hanno ottimi rapporti con gli altri del paese. Venerdì ad esempio, mentre i miei erano in giardino, loro tornavano da una passeggiata e li hanno invitati a prendere un caffè. Più a cena parlando con loro (di quanto fosse diventata bella una casa che prima era quasi diroccata), ho provato a portare il discorso sulla convivenza delle due, incontrando un muro di gomma di imbarazzo, di pudore, di incertezza su come affrantare l’argomento. Eppure che ci sarebbe mai da dire? Le due stanno probabilmente insieme da una vita, sono una famiglia, hanno una casa in montagna. Tutto qua. Ma è più difficile dirlo che accettarlo. Strano.