Preparativi in corso…
27/06/2008
26/06/2008
30/03/2008
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Post disimpegnato, ma impegnativo per i vostri modem: copio da qua, ma a quanto pare gira già da un po’…
Istruzioni per l’uso
Rispondete alle sottostanti 16 domande, utilizzando la prima immagine che esce utilizzando la sezione immagini di Google (so già che barerò, ma cercherò comunque di limitarmi alla prima pagina di Google).
1) La tua età al prossimo compleanno
2) Un posto che vorresti visitare
3) Il tuo posto preferito
4) Il tuo oggetto preferito
5) Il tuo cibo preferito
6) Il tuo animale preferito
7) Il tuo colore preferito
8) Il posto in cui sei nato
9) Il posto in cui vivi
10) Il nome di un animale domestico che hai avuto
11) Il tuo nick sul blog (qui ho barato brutalmente, non c’era nessuna immagine che c’entrasse minimamente)
12) Il tuo vero nome
13) Il nome delle tue nonne: materna…
14)… e paterna
15) Una tua brutta abitudine
16) La tua vacanza preferita
29/02/2008
24/02/2008
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Ok, visto che ormai il post è finito fuori dalla pagina, direi che possiamo considerare chiuso il sondaggio sul logo del blog. Con una maggioranza schiacciante, vince l’accrocchio a manovella (qualunque cosa sia). Grazie a tutti i votanti. Per inciso, anche a me piace quello. Per cui: nulla cambia, il coso resta.
13/02/2008
02/12/2007
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Succede che uno di domenica non abbia niente da fare e allora, più o meno facendosi trascinare da altri, si ritrovi a fare un giro alla reggia di Venaria, recentemente riaperta dopo anni e anni di restauri.
Il posto di per sè non è particolarmente notevole. Una successione labirintica di stanzette piccole e poco significative, spoglie, imbiancate, con appena qualche stucco sui soffitti e popolate (o forse sovrappopolate) da una collezione di quadri, tanto che pare di visitare una pinacoteca più che una reggia. E poi a un tratto giri un angolo e ti trovi qui dentro.
14/05/2007
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La mattina mi arzo presto
devo core come un pazzo
con lo sguardo cupo e tristo
faccio proprio schifo ar cazzo
si per caso poi te incrocio
scusa nun sto troppo bene
e ciò l’ansia dell’ufficio
c’ho dei dubbi sul mio peneeeee
faccio er programmattore
ogni giorno 12 ore
sono stronzo sissignore
nun c’ho tempo pe l’amore
si me chiedi na promessa
pure quella a me me stressa
e non sono più ragazzo
nun c’ho er tempo de fà ‘n cazzoooooo
e se viene la mia donna
caccio pure na madonna
c’ho le borse sotto l’occhi
che vergogna quando mbocchi
c’ho la casa che è uno schifo
bada che te piglia er tifo
e sto un pò a morì de coccia
mò me sputi pure ‘n faccia
ho deciso de scappà
da ste paranoie mie
me ne vojo proprio annà
da sto mondo de bucie
d’esse n’altro faccio finta
me fa schifo la realtà
oste damme n’altra pinta
ogge me voglio ‘mbriacàààààà
io non sono il mio lavoro
sono un cercatore d’oro
non lavoro pe le banche
me rilasso sulle panche
mouse, computer e tastiera
preferisco na pastiera
‘nvece di andà a lavorà
vorrei sta sempre a scopàààààà
faccio er programmattore
ogni giorno 12 ore
faccio er programmattore
ogni giorno 12 ore
faccio er programmattore
ogni giorno 12 ore
faccio er programmattore
ogni giorno 12 ore
faccio er programmattore
ogni giorno 12 ore
faccio er programmattore
ogni giorno 12 ore
faccio er programmattore
ogni gioooooooooooooorno 12 ò
12/05/2007
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Un giorno come un altro. Uno dietro l’altro i secondi e poi i minuti, con le ore ed i giorni, non facevano mai niente per farsi distinuguere uno dall’altro. In quel giorno come tutti, faceva tardi in ufficio per cercare di sbrigare una quantità di lavoro vecchio di mesi, pensando che fra qualche mese si sarebbe dovuto occupare di quello lasciato da parte ora. Sempre così, pensava. La sola differenza sarebbe stata nella temperatura che si faceva man mano più torrida all’avvicinarsi dell’estate.
Due giorni prima, arrivando in ufficio, assalito dalla calura esalata dai PC accesi durante tutta la notte, aveva acceso il condizionatore per la prima volta dall’inizio della primavera. Il marchingegno lo aveva salutato con una serie di vibrazioni e di rumori del tipo gniiiii gniiiiii gneeeaaaargh squash squash squash e aveva inondato l’intero locale con un fetore di cadavere. Probabilmente un topolino aveva eletto il condizionatore a sua estrema dimora, proprio in mezzo alle pale della ventola. La sua fervida e spesso inopportuna fantasia di aveva regalato suo malgrado una visione della scena.
Sorrise a quel pensiero; non che fosse un individuo freddo o sarcastico, ma era in qualche modo incapace di vedere il lato tragico o deprimente nelle piccole cose e spesso anche in quelle niente affatto piccole. Il suo sorriso “filosofico” gli spuntava in faccia nei momenti più inopportuni: alla notizia di un licenziamento di un collega; di fronte alla tristezza di un amico lasciato dalla sua donna; davanti ai reportage sanguinolenti dei telegiornali; così tutti, tranne gli amici più intimi, che lo conoscevano, davano per scontato che quell’uomo che sorrideva su tutto, non riuscendo mai ad essere veramente dispiaciuto, fosse a seconda dei casi, un po’ scemo o un po’ stronzo.
Le sue mani correvano sulla tastiera. Le braccia appoggiate sulla scrivania sudavano e si appiccicavano ai fogli. La sua fronte sudava, e i capelli vi si appiccicavano. La sua più volte maledetta poltrona in pelle gli si appicicava alle gambe sudate. Tutto era sudato e appiccicoso. Ogni tanto si muoveva distrattamente, cercando di scollarsi dalle cose che lo circondavano. I suoi pensieri erano equamente suddivisi fra il lavoro e gli improperi e quando, di tanto in tanto, si rendeva conto di quanto schifosa fosse la sua situazione, egli sorrideva.
Così passò anche quel pomeriggio e il sole era già basso quando decise che poteva infine rimandare all’indomani il lavoro residuo…
05/05/2007
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Oggi ho provato una sensazione nuova ed interessante. Non proprio meravigliosa. Diciamo interessante. Diciamo anche che non ho nessuna voglia di provarla di nuovo in un prossimo futuro.
Stavo montando un invertitore (che è una specie di interruttore, non uno che ti travia). Beh ci stavo un po’ lottando perché insomma, con queste cose non sono proprio praticissimo e a un certo punto ho sentito questa cosa stranissima, una specie di formicolìo insieme a una sensazione di calore, ed entrambe le sensazioni andavano decisamente aumentando. Poi ho visto che stavo toccando un filo della corrente e allora ho tolto il dito, che è meglio (come diceva Puffo Quatrocchi).
Vabé. Don’t try this at home.
Beh per la verità anche anche altre cose sono successe. Varie e variegate. Emmenomale!